Il movimento delle donne in Kurdistan, in particolare nel Kurdistan occidentale, il Rojava, è l’avanguardia del femminismo, che vuole riformare ogni aspetto del vivere civile a partire da una pedagogia trasformativa della società.
Eppure la portata di questa rivoluzione, basata sulla convivenza pacifica di popoli e culture a partire dall’abolizione del patriarcato, viene sottaciuta e censurata dai media mainstream e le condizioni di un popolo oppresso dall’apartheid messo in atto da quattro Stati-nazione sono rimosse dalla coscienza collettiva. L’esperimento di democrazia radicale portato avanti da oltre dieci anni rischia di essere annientato, sotto gli attacchi, anche con armi chimiche, soprattutto della Turchia. Eppure il PKK, partito dei lavoratori curdi, ha scelto di disarmarsi, in una cerimonia solenne in cui sono state bruciate le armi.
L’informazione diventa quindi cruciale per dare voce ad esperienze rivoluzionare e pacifiche in un territorio ad alto rischio. Le giornaliste del nord-est della Siria portano avanti una battaglia di verità in chiave di genere.
Modera:
Armida Salvati, Università degli Studi Aldo Moro di Bari
Intervengono:
Marilù Mastrogiovanni, giornalista, fondatrice Forum of mediterranean women journalists
Devrim Arslan, giornalista JINHA, women news agency
Rihan Loqo, portavoce Kongra Star, Rojava
Benedetta Argentieri, giornalista, documentarista
Zilan Diyar, giornalista, TJK-E, Kurdistan
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