𝗜𝗡 𝗟𝗜𝗠𝗜𝗡𝗘 - 𝗨𝗻 𝗱𝗶𝗮𝗹𝗼𝗴𝗼 𝘁𝗿𝗮 𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗲 𝗮𝗿𝗰𝗵𝗶𝘁𝗲𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮
a cura di Anna Ricci & Giovanni Manfolini
𝗦𝗔𝗕𝗔𝗧𝗢 𝟮𝟱 𝗢𝗧𝗧𝗢𝗕𝗥𝗘 / 𝗛. 𝟭𝟳
Presentazione del libro 𝘛𝘢𝘬𝘪𝘴 𝘡𝘦𝘯𝘦𝘵𝘰𝘴. 𝘋𝘪𝘨𝘪𝘵𝘢𝘭 𝘝𝘪𝘴𝘪𝘰𝘯 𝘉𝘶𝘪𝘭𝘵 𝘈𝘳𝘤𝘩𝘪𝘵𝘦𝘤𝘵𝘶𝘳𝘦𝘴
Intervento dell’artista Roberto Ghezzi
A seguire selezione musicale a cura di Lost Site
In latino la parola 𝘭𝘪𝘮𝘪𝘯𝘦 ha un significato ambivalente: indica il limitare, ma anche la soglia che va attraversata per entrare. Uno spazio di transizione che segna il superamento di un confine, una linea di demarcazione in cui leggere lo scarto, il distacco. È facile vederla, più complesso è cogliere come è andata emergendo, poiché è implicito in essa un prima e un dopo. Il potere della trasformazione conserva spesso il carattere di prodigio.
L'incontro vuole restituire proprio l’ambiguità della dimensione liminale, attraverso l’opera di un architetto e di un artista che, a loro modo, hanno offerto interessanti declinazioni di questa poetica.
Giovanni Manfolini (Università degli Studi di Roma “La Sapienza”) presenterà il volume 𝘛𝘢𝘬𝘪𝘴 𝘡𝘦𝘯𝘦𝘵𝘰𝘴. 𝘋𝘪𝘨𝘪𝘵𝘢𝘭 𝘝𝘪𝘴𝘪𝘰𝘯 𝘉𝘶𝘪𝘭𝘵 𝘈𝘳𝘤𝘩𝘪𝘵𝘦𝘤𝘵𝘶𝘳𝘦𝘴 di Dimitris Papalexopoulos e Eleni Kalafati, da lui curato nell’edizione inglese.
Il libro restituisce la figura di Takis Zenetos (Atene, 1926–1977), architetto greco formatosi a Parigi nel clima d’avanguardia del dopoguerra. Un autore geniale e di sorprendente attualità a lungo misconosciuto, la cui ricerca ha accolto il superamento del limite sia in senso fisico, come distacco dalla soglia-terra, sia come tema concettuale, attraverso l’applicazione della tecnologia e dell’informatica: strumenti di una strategia formale ma anche di una critica sulla società coeva.
Roberto Ghezzi, artista visivo cortonese, racconterà il progetto 𝘢̆𝘲𝘶𝘢𝘦 𝘕𝘢𝘵𝘶𝘳𝘰𝘨𝘳𝘢𝘧𝘪𝘦, presentato nell’ambito di 𝘊𝘖𝘕𝘍𝘐𝘕𝘐 𝘓𝘐𝘘𝘜𝘐𝘋𝘐, a cura di Raffaele Quattrone, per 𝘛𝘦𝘳𝘳æ 𝘈𝘲𝘶æ. 𝘓’𝘐𝘵𝘢𝘭𝘪𝘢 𝘦 𝘭’𝘐𝘯𝘵𝘦𝘭𝘭𝘪𝘨𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘔𝘢𝘳𝘦, Padiglione Italia alla 19. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia.
Nella sua pratica, il confine tra terra e acqua si configura come un processo: non è mai fisso, ma emerge dal continuo intreccio di interazioni, scambi e tensioni, e per questo è costantemente rinegoziato. È uno spazio di transizione, in cui il gesto della natura si mescola all’intervento umano - una discontinuità che racchiude un potenziale creativo, capace di ridefinire il nostro rapporto con il paesaggio e con le risorse naturali.
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