Riaperto da poco, dopo un lungo restauro durato mesi, il parco, alle spalle della chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, ospita il sepolcro del poeta Publio Virgilio Marone e la tomba di Giacomo Leopardi che accoglie le spoglie del poeta, qui traslate dall’antica Chiesa di San Vitale a Fuorigrotta. Salendo lungo la collina, si giunge alla piazzola davanti l’ingresso orientale della Crypta Neapolitana, una delle più antiche gallerie del mondo, scavata in età augustea per facilitare i collegamenti tra Napoli ed i Campi Flegrei. La posizione di rilievo del mausoleo funerario che domina l’ingresso sul versante napoletano della Crypta, attesta sicuramente l’importanza di chi vi fu sepolto e ciò ben si coniuga con la lunga tradizione partenopea che associa Virgilio Marone alla città di Napoli ed alla grotta in particolare con un vincolo plurimo e complesso. Già in epoca antica, infatti, circa un secolo dopo la morte del poeta, il luogo divenne sacro per i suoi ammiratori e fu a lungo tema letterario e meta del turismo colto, come per Stazio, Plinio il Giovane e Silio Italico, il quale aveva cura di «adire ut templum» al sepolcro virgiliano, celebrando il 15 ottobre l’anniversario della nascita del poeta. Quasi senza interruzione di continuità, della tomba riferiranno nei secoli successivi letterati, cronisti e viaggiatori, italiani e stranieri, tra i quali Petrarca, Boccaccio e Cino da Pistoia rappresentano fonti di preziose informazioni. Il mausoleo funerario, edificato in opus reticulatum agli inizi dell’età imperiale, è del tipo a colombario con tamburo cilindrico su un basamento quadrangolare, in cui è ricavata la cella funeraria a pianta quadrata con volta a botte, illuminata da feritoie e dotata di dieci nicchie per ospitare le urne cinerarie. Ai lati dell'ingresso sono tuttora visibili due nicchie affrescate: quella di sinistra con una raffigurazione di Madonna con Bambino databile al XIV secolo, quella di destra con il volto dell'Onnipotente di incerta datazione. Petrarca nell'Itinerarium Syriacum ricorda una cappella di piccole dimensioni denominata di Santa Maria dell’Idria, realizzata da un eremita proprio nei pressi dell'ingresso alla grotta. Durante il restauro aragonese o nel corso dei lavori eseguiti all'epoca del vicereame spagnolo, vi fu rinvenuto il bassorilievo in marmo bianco con la raffigurazione di Mitra datato tra la fine del III e l'inizio del IV secolo d.C., ora conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
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