AngelicA 35 - Peter Ablinger-Erik Drescher - AGAINST NATURE + Rafael Toral - SPECTRAL EVOLUTION, 24 May | AllEvents

AngelicA 35 - Peter Ablinger-Erik Drescher - AGAINST NATURE + Rafael Toral - SPECTRAL EVOLUTION

Angelica - Festival Internazionale di Musica

Highlights

Sat, 24 May, 2025 at 08:30 pm

AngelicA - Centro di Ricerca Musicale - Teatro San Leonardo

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Date & Location

Sat, 24 May, 2025 at 08:30 pm (CEST)

Angelica - Centro Di Ricerca Musicale - Teatro San Leonardo

Via San Vitale, 63, 40125 Bologna Bo, Italia, Bologna, Italy

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About the event

AngelicA 35 - Peter Ablinger-Erik Drescher - AGAINST NATURE + Rafael Toral - SPECTRAL EVOLUTION
sabato 24 maggio 2025 – ore 20.30 – Centro di Ricerca Musicale / Teatro San Leonardo – BOLOGNA

– – > Peter Ablinger – Erik Drescher (Austria, Germania)
– – > AGAINST NATURE

Peter Ablinger (Austria, 1959 - Germania, 2025)

AGAINST NATURE (2020)
per flauto glissato, voce, flauto ultrasonico, bottiglie, fischi di uccelli e nastro

Erik Drescher flauto glissato, voce, flauto ultrasonico, bottiglie, fischi di uccelli

musiche di Peter Ablinger


a cura di Erik Drescher

con il patrocinio del forum austriaco di cultura di Milano



– – > Rafael Toral (Portogallo)
– – > SPECTRAL EVOLUTION prima italiana

Rafael Toral chitarra elettrica, elettronica

musiche di Rafael Toral


a cura di Walter Rovere



Biglietti:
15 € | ridotto 8 €

Ridotto:
– per studenti dell’Università di Bologna, del Conservatorio di Musica
“G. B. Martini” di Bologna e del Liceo Musicale Lucio Dalla
– ai possessori della Card Cultura e Carta Giovani Nazionale verrà applicato uno sconto
di 2 € sul biglietto intero

La Biglietteria apre 30 minuti prima dell’orario del concerto

prevendite
Boxerticket https://bit.ly/4ioL89A

si raccomanda l’acquisto dei biglietti in prevendita

***

Tutto è iniziato con un rifiuto. Il flautista Erik Drescher aveva fatto domanda di finanziamento per una collaborazione con me alla fine del 2019. Inizialmente doveva essere una specie di continuazione del nostro cd del 2014 Augmented Studies, in particolare un’estensione dei brani multitraccia per 16 o 22 flauti. Il rifiuto è arrivato a febbraio 2020. Poi è arrivato il Corona. Entrambi non avevamo niente da fare e così abbiamo deciso di iniziare il nostro progetto, senza finanziamenti, ovviamente.

All’inizio di maggio, durante un viaggio nel Brandeburgo, mia moglie Siegrid Ablinger ha registrato uno stagno di rospi. I rospi [una certa specie di loro: ‘Bombina’] sono diventati il punto di partenza per l’intero pezzo e sono stati inizialmente anche il suo titolo provvisorio (tedesco: “Unken”). Sia l’articolazione sonoro-ritmica che l'”eterofonia” (‘somiglianze, simultaneità’) divennero il generatore della struttura per tutto ciò che seguì.

Oltre all’idea di stratificazione polifonica, c’erano altri due presupposti di base: da un lato, lo spettro del flauto doveva essere esteso verso l’alto e verso il basso (anche andando oltre il flauto piccolo e il basso). Per le note acute ho acquistato canne d’organo usate, il registro da 1 piede di un organo disassemblato, che – a seconda dell’età – raggiunge il limite ultrasonico (circa 11 KHz). Per la profondità ho preso delle bottiglie (tono più basso circa 69 Hz). Quindi un totale di 7 ottave e mezza, più di un’orchestra sinfonica.

E poi l’altro presupposto di base: volevo usare un metodo che non mi era familiare: questa volta non comporre prima e poi registrare il tutto, ma definire la creazione nel momento della realizzazione, creare qualcosa “Al fresco”, per così dire, e usare Erik come pennello per dipingere l’immagine.

Occorreva uno spazio per registrare. Era chiaro che uno studio di registrazione convenzionale non sarebbe stato disponibile per un periodo di diverse settimane. È qui che è entrato in gioco Gregorio Karman, responsabile dello studio dell’Academy of the Arts, che ci ha prestato 2 microfoni Neumann e un’interfaccia professionale. Poi ho costruito una camera di registrazione improvvisata nel mio studio e ho cablato tutto.

Ho quindi armeggiato con il “flauto ultrasonico”, ho legato insieme le canne dell’organo alte per formare una specie di flauto di Pan cromatico con un’estensione di 2 ottave e mezza (c4 – f6). All’inizio di giugno abbiamo fatto le prime registrazioni e abbiamo prodotto quasi l’intero pezzo nelle 6 settimane successive.

Per entrare nell’atmosfera, abbiamo iniziato col ricorso a brani preesistenti, partendo da un mio pezzo per flauto degli anni ’80 (Überlegungen 19), anche perché le tessiture dei rospi mi ricordavano questo vecchio studio. Poi abbiamo registrato Erik come oratore di un piccolo testo concettuale del 1996. Si chiama Jetzt (“Adesso”):

Testo: “ADESSO”

nient’altro

sempre solo la parola “ADESSO”

con pause diverse

nonsoquantolungo

Abbiamo reso le “diverse pause” più concrete: Erik dovrebbe dire il successivo “adesso” quando è “lì”, per così dire, niente di più – ed evitare di forzare deliberatamente le differenze tra le pause. Abbiamo provato finché non è stato “lì” – e poi lo abbiamo trasferito all’esecuzione strumentale. Si trattava del paradosso di una “regolarità non quantificabile” in termini ritmici, che si è sviluppata in una lettura del ritmo dei rospi “Bombina”, e infine nel principio ritmico dell’intero progetto.

Un altro “ricorso” riguardava il presente, per così dire: un pezzo chiamato 8 Zeichnungen (8 disegni), che è esattamente ciò di cui è composto, era stato inciso solo poche settimane prima come musica elettronica. Abbiamo realizzato 6 di questi 8 disegni più alcune varianti con il “flauto esteso” in versioni per lo più polifoniche fino a circa 70 voci. Un’orchestra di 70 voci: questa era forse la risposta appropriata alle restrizioni del Corona, con l’effetto aggiuntivo di non essere soli con sé stessi.

Divenne presto chiaro che il quadro generale sarebbe consistito in una sequenza di molte forme individuali brevi (ad esempio di un minuto). Tali forme singole, individui o “Eingestalten” possono stare da sole o combinarsi per formare architetture o organismi di livello superiore. Molte di queste strutture polifoniche sono esattamente il lavoro di un giorno. Infine, tra i generatori di strutture, va menzionato il principio di iterazione o “copia”, in base al quale prima veniva creato un modello che poi, ad esempio, veniva copiato “un tono più alto”. Nella terza esecuzione, la copia veniva quindi copiata, ecc., come con “silent post”. Cosa significasse esattamente “una nota più alta” poteva variare. Nella maggior parte dei casi non lavoravamo con altezze notate, ma piuttosto con definizioni o disegni che mantenevano un certo ambito di interpretazione, a cui potevamo reagire da una fase di registrazione all’altra. Come con la “regolarità non quantificabile”, la sfocatura gioca un ruolo decisivo nel – per così dire – copiare un microcosmo di sfumature ingestibili nelle texture sottostanti, per lo più ridondanti.

Poi – nel mezzo della fase principale delle registrazioni – mi sono imbattuto nel libro Against Nature di Lorraine Daston, dove discute il concetto di natura e descrive cosa è in grado di fare nelle nostre teste – e sfortunatamente anche al di fuori di essa. Il titolo che abbiamo preso in prestito da questo libro non è diretto contro la natura – perché la natura non esiste; è diretto contro il nostro concetto di natura intriso di moralità; oppure: significa la natura che siamo tutti – un concerto di clacson tanto quanto la registrazione trasmessa mediaticamente di uno stagno di rospi – in contrasto con un concetto di natura che cerca di mantenere una separazione categoriale da tutto ciò che è tecnico, fabbricato, umano, e si aggrappa a bandire la natura a qualcosa di esterno, a un fuori.

Ps: il nostro “progetto per flauto esteso” è stato originariamente concepito per soli supporti sonori, non per concerti dal vivo. In un certo senso, si trattava di qualcosa che sarebbe stato dal vivo impensabile: un’orchestra composta da 79 flauti glissando, o 72 “flauti ultrasonici”. Con l’avanzare del lavoro, tuttavia, si è sviluppata una certa dialettica tra solo e tutti, o tra un singolo modello e una copia di massa. E così sono emerse le prime considerazioni per un ibrido di esecuzione dal vivo e nastro – che richiedeva di venir provata e testata nella pratica, prima di poter essere ufficialmente approvata come agente anti-coronavirus. – Peter Ablinger

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Nato a Lisbona nel 1967, Rafael Toral si è imposto come uno dei chitarristi più innovativi degli anni ’90 con una serie di album (Sound Mind Sound Body, Wave Field, Violence of Discovery and Calm of Acceptance, Aeriola Frequency), da subito considerati dei classici della sperimentazione elettronica post-rock, suonando come una sintesi di elementi disparati, un nesso in cui Alvin Lucier, Sonic Youth, My Bloody Valentine ed Eno si fondono assieme.

Negli anni 2000, oltre ad essere entrato nel collettivo elettroacustico MIMEO (col quale si era esibito anche ad AngelicA, nel 2001), ha cambiato direzione con lo Space Program, un progetto di lungo corso (2004-2017) di “musica elettronica post-free jazz”, assieme a musicisti come Sei Miguel e David Toop.

Dopo due decenni, Toral è tornato a sorpresa nel 2024 con un album di sola chitarra ed elettronica, Spectral Evolution, uscito per la Moikai di Jim O’Rourke, e arrivato secondo tra i dischi dell’anno di Wire.

Intrecciando dodici episodi distinti in un insieme fluido, Spectral Evolution alterna fraseggi di chitarra scintillanti e dense masse sonore, flussi di feedback modulati e armonie jazz (con subliminali omaggi a Gershwin e a Ellington), riunendo i fili apparentemente incompatibili di tutta la sua carriera in una potente nuova sintesi, sia selvaggiamente sperimentale che emotivamente toccante.

Per le performance dal vivo, Spectral Evolution viene presentato in una versione espansa, nel tempo (con sezioni più lunghe e materiali adattati all’esperienza del concerto), e nello spazio, aprendo il missaggio originale ad un full surround quadrifonico.

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Erik Drescher è un flautista, performer e curatore di musica contemporanea di base a Berlino. Oltre a una carriera internazionale molto attiva come solista, si è esibito in molti ensemble di musica contemporanea come Kammerensemble Neue Musik Berlin, ensemble mosaik, Vokalsolisten Stuttgart, Ensemble Modern, Klangforum Wien. Ha eseguito in prima assoluta un numero enorme di pezzi, la maggior parte dei quali sono stati commissionati da lui e a lui dedicati. Ha lavorato con compositori come Peter Ablinger, Maryanne Amacher, Antoine Beuger, Axel Dörner, Julio Estrada, Dror Feiler, Adriana Hölszky, Nicolaus A. Huber, Henrique Iwao, Jamilja Jazylbekova, Sven-Ake Johansson, Bernhard Lang, Klaus Lang, Alvin Lucier, Chico Mello, Andrea Neumann, Chris Newman, Phill Niblock, Gerard Pape, Eliane Radigue, Marc Sabat, Marcus Schmickler, Salvatore Sciarrino, Simon Steen-Andersen, Ernstalbrecht Stiebler, Chiyoko Szlavnics, Kasper T. Toeplitz, Jennifer Walshe, Jeremy Woodruff. Un’attenzione particolare negli ultimi anni è stata rivolta al suo lavoro sul flauto glissando, un normale flauto in Do con una testata di lunghezza variabile che sostituisce il bocchino standard. È l’editore di “The Glissando Flute Collection Erik Drescher” (Verlag Neue Musik), una raccolta di opere soliste composte per il nuovo strumento. Ha inciso per Kairos, Wergo, Mode Records, Edition Wandelweiser, World Edition, Stradivarius, God Records. www.erikdrescher.de

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Per decenni, il lavoro di Peter Ablinger ha forzato linee di faglia aperte nella topografia dell’udibile. La sua vasta produzione di partiture, pezzi elettronici, installazioni e opere concettuali trova costantemente modi (divertenti, puntuali, inquietanti) per mettere in dubbio l’organizzazione della realtà da parte dell’orecchio. È una voce, e cos’è una voce? Quando qualcosa è musica nuova o non più? Rumore? Informazione? Nell’astuta confusione di categorie sonore di Ablinger, l’ascolto perde la sua conformazione del territorio. I concetti si sganciano dai suoni e il territorio cambia forma. (Seth Brodsky)

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Rafael Toral è stato affascinato dal potenziale del suono e dalle funzioni della musica fin da adolescente. In qualità di produttore, compositore e performer, è stato coinvolto in generi come rock, ambient, contemporanea, elettronica e free jazz in diversi periodi della sua vita. Lavorando con la chitarra elettrica e l’elettronica, negli anni ’90 è stato il pioniere di una miscela di ambient e rock pubblicando album acclamati dalla critica come Wave Field e Violence of Discovery e Calm of Acceptance.

All’inizio degli anni 2000, Toral ha messo da parte la chitarra iniziando il suo “Space Program”, un’indagine durata tredici anni sulle possibilità esecutive di un set in continua espansione di strumenti elettronici modificati o sperimentali. La musica risultante, che esplorava un approccio basato sul silenzio, il processo decisionale e il gesto fisico in un certo modo ispirato dal post-free jazz, è stata descritta “melodica senza note, ritmica senza battito, familiare ma strana, meticolosa ma radicalmente libera – crivellata di paradossi ma piena di chiarezza e spazio”.

Dedito ad affinare le sue abilità su questi strumenti particolari, Toral ha lavorato con essi sia come solista che con musicisti acustici come nello Space Quartet, dove il suo feedback amplificato si integrava perfettamente in un classico quartetto jazz post-free completato da sassofono, contrabbasso e batteria.

Nel 2017, dopo aver concluso lo Space Program, l’uscita di Moon Field segnò l’inizio della transizione verso una nuova fase, basata sugli sviluppi recenti (principalmente con lo Space Quartet) ma integrata anche con altri elementi. Ritornando alla chitarra elettrica con un rinnovato interesse per l’armonia, Toral ha sintetizzato tutto ciò nel nuovo album Spectral Evolution, uscito a febbraio 2024, a cui è seguito Spectral Evolution Live a marzo di quest’anno.












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