DEGUSTAZIONE DI VINI DEL TERRITORIO
Serata all'insegna del gusto e del buon bere organizzata dagli Sbandieratordi e Musici di Palmanova, in collaborazione con Assoenologi e con il supporto del Comune di Palmanova.
L'evento si svolge in apertura della quarta edizione di "Palma alle Armi - 1809 L'assedio", rievocazione storica del periodo Napoleonico.
INFORMAZIONI
L'ingresso ha un costo di 20€ e comprende: calice, portacalice dell'evento e 8 tappi.
I tappi permettono di assaggiare un vino o un salume/formaggio. In seguito si potrà acquistare 3 tappi per 6€.
Al termine della serata una sorpresa gastronomica per tutti.
L'evento si svolgerà sotto la loggia della Gran Guardia in piazza Grande a Palmanova, anche in caso di maltempo.
Cantine presenti:
Brojli (Aquileia)
Bucovaz (San Giovanni al Natisone)
Cadibon (Corno di Rosazzo)
Conte d'Attimis Maniago (Buttrio)
Cossettini Lorenzo (Nimis)
Davide Feresin (Cormons)
Elio vini (Cividale del Friuli)
Marcuzzi Officina Viticola (San Floriano del Collio)
Medot Wines (Dobrovo)
Mulino delle Tolle (Bagnaria Arsa)
Petrucco (Buttrio)
Petrussa (Prepotto)
Rodaro (Spessa di Cividale)
Scarbolo Sergio (Cividale del Friuli)
Salumi dell'azienda "In Cortile" di Stefano Calligaris e formaggi dell'azienda agricola "Fattoria Gortani".
Direzione e Coordinamento cantine
Dario Sandroni
Con il sostegno di
Assoenologi
Gruppo Organizzatore
Sbandieratori e Musici di Palmanova
PERCHE' "I CALICI DI NAPOLEONE"?
L’Imperatore non era un grande appassionato di vino. Quando soggiornava a Parigi sorseggiava saltuariamente un Chambertin (pinot nero della Borgogna), perché inizialmente reputava il vino un’antagonista delle proprie truppe. La prima moglie invece, Josephine de Beauharnais, aveva una cantina con 13.000 bottiglie sia francesi sia estere. Il periodo d’esilio all’isola d’Elba fu per lui occasione di scoperta della tradizione enologica italiana, che lo portò a fondare un’azienda vitivinicola nei pressi della sua residenza a San Martino. Oltre a ciò il Bonaparte eliminò le tasse di pedaggio ai vini elbani, permettendo così il loro libero accesso nei territori italiani sottoposti all’influenza francese, a condizione che fossero provvisti di un certificato d’origine: praticamente una “DOC ante-litteram”. Di questi fatti e avvenimenti, troviamo scritto in un documento codificato come “Privilegio dell’Imperatore”. Gli archivi storici raccontano che da questi avvenimenti nasce l’antesignana creazione dell’enologia italiana di qualità.
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