SABATO 28 MARZO 2026 – PORTICI (NA): STORIA DI UN RE, DI UN PRINCIPE E DI DUE SANTI
MANIFESTAZIONE A CURA DEL CORPO CONSOLARE DELLA CAMPANIA
PROGRAMMA DI MASSIMA
L’itinerario vuole approfondire la conoscenza della figura del principe D’Elbeuf, della sua prima scoperta e delle iniziative intraprese in seguito da Carlo di Borbone. Nel corso della passeggiata visiteremo le chiese di san Pasquale Baylon e di sant’Antonio dai Padova partendo dal Granatello, dove sorge il palazzo del Principe d’Elbeuf.
Ore 09.45 - Raduno dei partecipanti (mezzi propri) presso la stazione FS di Portici / Ercolano - Piazza San Pasquale, 80055 Portici (NA).
Ore 10.00 - Inizio della visita guidata.
Ore 11.30 - Termine della manifestazione.
SCHEDA DELLA VISITA
Questo racconto ha inizio nei primi anni del '700 quando un principe molto ambizioso, raggiunge la capitale del regno di Napoli sotto il dominio asburgico. Lui è Emanuele Maurizio, duca d'Elbeuf, principe di Lorena, barone di Routot e di Quatremarre, noto ai più solo come “principe d'Elbeuf”. A Napoli, dove risiede a san Giovanni Carbonara, preferisce l’amena costa di Portici, scelta come suo rifugio privato e qui nel 1709 prende in fitto l’ex ospizio degli alcantarini. Dapprima lo fa decorare per farne un casino di delizie e poi lo acquista nel giugno del 1711 per ampliarlo, a patto con i religiosi, di non superare la quota del muro di cinta che lo divide dal loro convento. Ne commissiona il progetto all’eclettico architetto Ferdinando Sanfelice. i lavori non sono ultimati (maggio del 1712) ma questa villa è già magnifica: lambita dal mare, sviluppata su due piani, con una loggetta dalla parte del Vesuvio e due terrazze sul mare, una verso Torre del Greco ed una verso Napoli, stanze affrescate da Francesco Solimena, Giacomo del Po e Andrea Belverte e con un grande giardino. È la bellezza che prende forma ma manca ancora una cosa per renderla unica e ben presto la ottiene! È un giorno d’autunno quando il principe ed il suo fedele Domenico Riccio, capo cantiere, si recano da un marmista, un certo Mastro Antonio, per acquistare del marmo per la villa quando, entrati nella sua bottega, la loro attenzione è attirata da una serie di marmi di raffinata fattura e dai colori estremamente luminosi! Non esitano a chiederne la provenienza e l’artigiano racconta di ciò che ha trovato Ambrogio Nocerino, detto “Enzicchetta” nel suo fondo. È contadino del borgo di Resina che un giorno, mentre sta scavando nella sua terra per realizzare un pozzo, a diversi metri di profondità, trova questi marmi ed il frammento di una scultura. Egli non sa che farsene e decide così di venderli per una somma irrisoria proprio a mastro Antonio. Il principe acquista tutti i reperti e con Riccio va alla ricerca di Enzicchetta. Ben presto trova il contadino che racconta di questa scoperta della quale gli resta solo una colonna (di alabastro fiorito) posta vicino al muro di cinta del suo fondo. Ancora una volta è la fortuna che arride al principe che fa un’offerta per acquistare il terreno: intende continuare a scavare. Nomina l’architetto napoletano, Giuseppe Stendardo, direttore dei lavori, coinvolge alcuni eruditi e recluta dei cavamonti per il lavoro. Lo scavo ha inizio, arriva a una profondità di oltre 20 metri. Nel tempo sono recuperate molte statue, iscrizioni e marmi. Gran parte dei reperti rinvenuti entrano a far parte del patrimonio della villa, mentre altri sono venduti nel resto dell’Europa o dati in dono per ingraziarsi qualche nuovo benefattore. Passano pochi anni e la fortuna volge le spalle al principe; deve tornare a Vienna, interrompe lo scavo, vende il suo splendido palazzo nel 1716 al nobile Giacinto Falletti, duca di Cannalonga e in tutta fretta lascia Portici.
Carlo di Borbone a Portici. La storia del principe si intreccia con quella di Carlo Di Borbone, che diviene sovrano del Regno delle Due Sicilie nel 1734. Dopo Capodimonte, Portici diviene il luogo per la sua seconda reggia. Non è solo l’amenità e la salubrità a motivarne la scelta, sembra esserci ben altro se, nello stesso anno della costruzione (1738), acquista il fondo appartenuto al principe, ne ordina un’ispezione nel sottosuolo e dà inizio alla campagna di scavo. Da quel momento i rinvenimenti sono numerosi come le difficoltà di scavo compiuto con metodi ancora rudimentali. Tutti i reperti entrano nella collezione reale, custodita nella reggia di Portici e visibile solo a quei pochi che ne chiedono udienza. Nel 1742 sono appena ultimati i lavori alla reggia di Portici che il re Carlo acquista villa d’Elbeuf e con essa i 177 reperti archeologici custoditi in essa. La riammoderna, ne amplia il giardino che unisce al bosco inferiore della reggia, vi aggiunge anche un approdo a mare e ne fa il suo luogo di svago. Nel frattempo, il mondo degli eruditi attende trepidante che si termini quella riservatezza che aleggia intorno alla campagna di scavo che, nel 1755 porta alla fondazione dell’Accademia Ercolanese per preservare tutto il patrimonio rivenuto ed all’impresa editoriale: “Antichità di Ercolano esposte” edita dal 1757. Nel 1765 si interrompe lo scavo voluto da Carlo di Borbone che deve lasciare il Regno delle Due Sicilie alla volta della Spagna.
Il complesso e la chiesa di san Pasquale Baylon. Tutto ebbe inizio alla fine del ‘600 quando i religiosi dell’Ordine dei Frati Minori Scalzi, originari della città spagnola di Alcantara, arrivano nella zona vesuviana stabilendosi a Portici. Vivono di elemosina ma solo grazie alla donazione della devota Anna Schioppa, riescono a costruire un piccolo convento (1698 – inizio ‘700) pur necessitando di altro denaro per completarne la costruzione ed erigere la chiesa. L’offerta del principe d’Elbeuf 1200 ducati per acquistare una parte del loro suolo si presenta davvero inaspettata: è la soluzione a tutti i loro problemi e dopo aver vinto le remore iniziali ed ottenuto l’assenso apostolico i religiosi decidono di vendere per completare il convento e costruire la chiesa (1786). Sebbene Il convento sia intitolato a san Pietro d’Alcantara, fondatore dell’Ordine Alcantarino, è noto a tutti come “di San Pasquale Baylon”, santo e patrono dell’ordine; sorte che coinvolge molti dei siti degli alcantarini chiamati a loro volta “frati o monaci di San Pasquale”. perché spesso, nel loro peregrinare i religiosi invitavano incessantemente i benefattori a invocare l’intercessione del loro patrono a cui rivolgevano tutte le preghiere. Il convento è famoso perché in esso, nel 1769, fu aperta la prima scuola gratuita a Portici.
Convento e chiesa di Sant'Antonio di Padova. È il più antico complesso monastico di Portici e comprende la chiesa ed il convento. Voluto dal nobile napoletano Gualtiero Galeota che lo dona ai frati minori e lo dedica a san Francesco, il cui culto sopravvive fino al 1738 quando, per volontà di Carlo di Borbone, il complesso è intitolato a Sant’Antonio di Padova. Tra il 1768 e il 1770, nel convento è istituita una scuola gratuita. Durante il regno napoleonico i religiosi sono espulsi dal convento ma vi ritornano dopo poco ma con l’Unità d’Italia sono definitivamente allontanati. Nel corso dei secoli il complesso monastico ha subito molte trasformazioni, tra cui l’inversione dell’ingresso, inizialmente orientato verso il mare. Tra le lapidi conservate, si ricorda quella del 1849 che attesta la permanenza a Portici di Papa Pio IX, che, come terziario francescano, visita il convento e ne celebra la santa messa. Per 7 mesi elegge la città a sede Pontificia.
Riferimenti bibliografici: Guida rossa o verde del TCI.
• Trasporti: mezzi propri
• Volontario Tci Accompagnatore: Aldo Magnetta, console del Touring
• Guida: Monica Fiscale
• Quote: 12,00 € per gli Iscritti – 16,00 € per i non Iscritti
• Partecipanti: minimo 20 – massimo 30 persone
La quota comprende: il compenso per la guida, le spese organizzative del Punto Touring di Napoli, l’assistenza del Volontario Touring Accompagnatore, le assicurazioni per la responsabilità civile.
Informazioni, prenotazioni e pagamenti: Punto Touring di Napoli c/o Vomero Travel - Via San Gennaro ad Antignano 90 - 80129 Napoli
LUN - VEN: 9.30 / 13.00 – 16.00 / 19.30
SAB: 10.00 / 13.00
tel. 081 578 03 55 email
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Per comunicazioni urgenti il giorno della manifestazione è possibile contattare il numero 347 256 5573 (Aldo Magnetta).
Le prenotazioni sono aperte fino ad esaurimento dei posti disponibili e scadono automaticamente sette giorni dopo la loro effettuazione, anche telefonica, se non confermate dal versamento della quota.
Il Corpo Consolare si riserva il diritto di accettare o meno la prenotazione. Le quote non sono rimborsabili in caso di disdetta (vedi regolamento).
Manifestazione organizzata per gli iscritti e gli amici del TCI e soggetta al regolamento della Commissione regionale consoli della Campania.
Sono ammessi in via eccezionale i non iscritti perché possano constatare la qualità e l'interesse delle nostre manifestazioni, e quindi iscriversi.