In occasione della 21ª Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI, gli artisti Giuseppe Mirigliano e Anto Milotta aprono le porte del loro studio per presentare una mostra che riflette sulla questione palestinese. L’evento vede la partecipazione di alcuni studentesse e studenti dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, gli stessi che venerdì 20 giugno 2025, durante la performance/flash mob l’arte non è neutrale, hanno affisso sui due prospetti principali del palazzo dell’Accademia che affaccia su piazza De Ferrari, due enormi teli dipinti che richiamavano per forma e decorazioni, uno dei simboli del popolo palestinese: la kefiah. Sarà possibile visionare le installazioni sia all’interno che all’esterno dello studio, situato nel cosiddetto “palazzaccio” – architettura modernista innestata nello skyline medievale del Porto Antico di Genova – in uno dei quartieri più multiculturali della città e affacciato su uno dei porti più importanti del Mediterraneo. Un’occasione per ribadire che l’arte non è neutrale, e che mai lo sarà finché chi la produce e ne fruisce riconoscerà il proprio privilegio e sarà in grado di schierarsi, metterci la faccia e lottare a favore di tutte le persone e i popoli oppressi.
Nello specifico, Giuseppe Mirigliano presenterà: nella prima saletta una composizione fotografica di recentissima realizzazione, sebbene le fotografie che la compongono risalgano al 2010, in cui la questione della guerra prende forma e si sforma attraverso rappresentazioni simboliche di corpi, e di altre immagini che fondono insieme un pavimento asettico di piastrelle bianche, fortemente sporcato da impronte di fango, con un layer trasparente riportante il codice sorgente della homepage della società statunitense produttrice di armi Lockheed Martin; nella vetrata centrale una poesia stampata, da cui il sottotitolo della mostra riprende un verso, facente parte della raccolta Direzione X, che affronta tematiche sociali e di conflitto; e nella seconda sala un lavoro pittorico di grande formato che raffigura gli scheletri di architetture distrutte dai bombardamenti, in un’atmosfera buia, polverosa e monocromatica. La lettura complessiva del dipinto è interrotta da buchi frammentati e irregolari, aperture materiali e simboliche su una realtà che è andata ben oltre l’immaginazione dell’autore.
Mentre l’intervento a firma di un gruppo misto di studenti della Ligustica, fortemente voluto e riattivato per questa mostra/evento, si carica nella sua apparente semplicità di significati e stratificazioni sottili e complessi. Innanzitutto, per le dimensioni delle due kefiah, così grandi ed estese da poter contenere e far stare metaforicamente insieme un popolo e chi lo sostiene. Difatti uno dei due pezzi sarà affisso sul prospetto esterno dell’edificio, visibile da Piazza Caricamento nella sua completezza, mentre l’altro sarà installato all’interno dello spazio, come a creare uno sfondo scenografico che diviene abbraccio collettivo. Le simbologie decorative delle kefiah palestinese, con i suoi motivi bianchi e neri, intrecciati, ondulati e stilizzati sono in grado di raccontare un intero popolo, non a caso questi motivi richiamano: il mare e le reti dei pescatori per il sostentamento quotidiano; le terrazze coltivate e la resilienza della terra; e le foglie di ulivo che custodiscono i valori di pace e un radicamento profondo. Un tessuto che non è solo ornamento, ma memoria e identità collettiva, e che attraverso questa opera/operazione si fa coro per dire “NO alla guerra, NO al genocidio e NO alla cancellazione dell’infanzia” come espresso nel comunicato a firma degli studenti e di alcuni docenti dell’accademia genovese, e sottoscritto anche da noi di SP21.
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