Antonio Vivaldi – Le Quattro Stagioni
(da Il Cimento dell’Armonia e dell’Inventione, op. 8)
Esecutori: Arianna Art Ensemble & Stefano Barneschi, violino solista e concertatore
Arianna Art Ensemble:
Violino I: Sue Ying Koang
Violino II: Carla Bocaz Munoz
Viola: Giorgio Chinnici
Violoncello: Daniele Lorefice
Contrabbasso: Luca Ghidini
Clavicembalo: Cinzia Guarino
Arciliuto e chitarra barocca: Paolo Rigano
Le Quattro Stagioni rappresentano una delle vette della produzione strumentale di Antonio Vivaldi (1678–1741), nonché uno degli esempi più emblematici di musica a programma del primo Settecento. Pubblicati ad Amsterdam nel 1725 come parte della raccolta Il Cimento dell’Armonia e dell’Inventione op. 8, questi quattro concerti per violino solista e archi
sono accompagnati da altrettanti sonetti esplicativi, probabilmente redatti dallo stesso compositore, i quali fungono da guida alla lettura “retorica” dell’opera.
La Primavera (RV 269) si apre con un brillante Allegro in cui la scrittura imitativa dei violini evoca il canto degli uccelli, seguito da immagini pastorali che comprendono ruscelli in movimento e temporali improvvisi. Il Largo centrale, costruito su un
ostinato della viola che rappresenta l’abbaiare di un cane, introduce un’atmosfera di sospensione e quiete, preludio alla danza bucolica del terzo movimento, dove i ritmi vivaci delineano scene campestri.
L’Estate (RV 315) si caratterizza per un’estrema varietà agogica e dinamica che ben riflette l’instabilità del clima estivo. Il primo movimento rappresenta il languore dovuto alla calura e l’inquietudine causata dalle minacce atmosferiche. Il secondo
movimento, Adagio e piano, sovrappone al canto dolce del violino solista un tremolo dei violini secondari che allude al ronzio degli insetti. L’Allegro finale, fortemente drammatico, culmina in una violenta tempesta estiva, resa con grande efficacia tramite
figurazioni rapide e reiterate.
L’Autunno (RV 293) è un esempio di straordinaria vivacità narrativa: il primo movimento descrive i festeggiamenti della vendemmia, con danze e canti che si concludono nell’ebbrezza e nel sonno. Il secondo movimento, Adagio molto, si configura quasi come una scena notturna. Nel terzo, l’arte vivaldiana raggiunge un apice descrittivo nella rappresentazione della caccia: il violino solista incarna la preda in fuga, mentre l’orchestra simula i fucili e l’abbaiare dei cani. La struttura del movimento riflette un’organizzazione
narrativa precisa, di matrice quasi teatrale.
L’Inverno (RV 297), infine, si distingue per la densità dei simbolismi musicali: la scrittura puntillistica e i contrasti dinamici del primo movimento evocano il freddo pungente e il tremore corporeo. Il Largo centrale, lirico e introspettivo, descrive il conforto
domestico vicino al fuoco, mentre i pizzicati imitano il rumore della pioggia. Il concerto si chiude con un Allegro in cui la figurazione instabile e scattante rende l’idea del cammino incerto su ghiaccio e neve, e del vento gelido che imperversa.
Stefano Barneschi ha studiato alla Civica Scuola di Musica di Milano con Carlo De Martini, diplomandosi nel 1991; in questo stesso anno entra a far parte dell’ensemble barocco “Il Giardino Armonico” con cui si è esibito nei più qualificati festival e nelle più importanti stagioni concertistiche nazionali ed internazionali quali Bach Tage e Philharmonia di Berlino, Concertgebouw di Amsterdam, Konzerthaus e Musikwerein a Vienna, Tonhalle di Zurigo, Wigmore Hall e Barbican di Londra, Styriarte di Graz, Alte Oper Frankfurt, Oji Hall di Tokyo, Symphony Hall di Osaka, Teatro Colon di Buenos Aires, Disney Hall di Los Angeles, Carnegie Hall di New York, Opera House di Sidney, Società del Quartetto di Milano, Teatro San Carlo di Napoli, Santa Cecilia e Nuovo Auditorio a Roma, Teatro La Pergola a Firenze e numerose altre. Dal febbraio 2001 ricopre sovente il ruolo di primo violino dell’ensemble.
Intensa è inoltre la sua attività concertistica con altri gruppi quali “I Barocchisti” di Diego Fasolis, l’ensemble “Atalanta Fugiens” di Vanni Moretto,»La Divina Armonia» di Lorenzo Ghielmi con cui ha registrato il concerto per violino in sol maggiore di Haydn,e formazioni cameristiche quali “la Gaia Scienza”con cui ha inciso i trii per fortepiano di Schubert, il quartetto op.47 e il quintetto op.44 per pianoforte di Schumann, il quartetto op.60 e il quintetto op.34 per pianoforte di Brahms.
Ha collaborato in qualità di spalla con la Mahler Chamber Orchestra diretta da Daniel Harding, con la Filharmonie Antwerp diretta da Philip Herrewege e con l’orchestra del Teatro “Carlo Felice” di Genova diretta da Diego Fasolis.
Insegna violino barocco presso l’Istituto Franci di Siena e tiene corsi di preparazione orchestrale al Conservatorio di Badalona (Barcellona).
Suona un violino Jacques Boquay del 1719
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